
Ho il ritmo nel sangue, non posso negarlo. Appena sento un’armonia, una canzone, un’aria o un passaggio di bongo, inizio a dimenare spalle, testa e braccia in un turbinio di pulsanti e roteanti ricami che neanche un certo Bolle.
Da un paio di giorni, per esempio, a pranzo, prendo il via, quando il vecchio mette su della musica siciliana, così si chiama, come la granita. Non so resistere e parto con il mio movimento ritmico.
Inizio a dimenarmi, alzo e abbasso la testa e muovo il corpo come un serpente a sonagli. E rido.
Non conosco anima viva che non si sbellichi dalle risate. Sono un clown. Professionista.
Iniziamo la giornata con la granita e dopo la classica mattinata a mare e il pranzo in casa, andiamo a fare un giro in uno strano posto in montagna, Tindari.
Ci portano su con un autobus, mi spavento un po’. C’è un tato in una piazza grande, che si arrabbia con altri tati e c’è della bella musica.
Mi pare si chiami teatro.
Dal canto mio, cerco un posto dove stare comodo sui gradoni.
Poi mi portano a mangiare la pizza in riva al mare, ma non arriva mai e io mi rompo e devasto ciò che è sul tavolo, oltre a ballare ovviamente.
Sono così stanco che mi addormento in macchina.