“Il viaggio era…
com’è tipico anche ai nostri giorni di ogni viaggio fatto con intelligenza, una scuola di resistenza, di stupefazione, quasi un’ascesi, un mezzo per perdere i propri pregiudizi, mettendoli in contatto con quelli dello straniero.”
Marguerite Yourcenar
Agosto 2015, Algarve, Portogallo: sguardo oltre mare.
In uno dei miei film preferiti, “Into the Wild”, si dice: “non esiste gioia più grande dell’avere un orizzonte in costante cambiamento, del trovarsi ogni giorno sotto un sole nuovo e diverso”.
E ancora:”La gioia di vivere deriva dall’incontro con nuove esperienze“.
Purtroppo:” c’è tanta gente infelice che tuttavia non prende l’iniziativa di cambiare la propria situazione perché è condizionata dalla sicurezza, dal conformismo, dal tradizionalismo, tutte cose che sembrano assicurare la pace dello spirito”.
Il viaggio è da sempre, fin dai miti antichi e dai testi sacri, la metafora di un percorso interiore; muoversi nel mondo, superare le abitudini, incontrare e conoscere il diverso, sono fatti esterni che modificano il nostro mondo interno e ci trasformano, grazie all’acquisizione di informazioni che prima non possedevamo.
Questo concetto è riassunto egregiamente dalla frase di Jack Kerouac, certamente l’aforisma più conosciuto del suo libro On the road : “la strada è vita“.
Non ci sono mete migliori di altre, conta solo la predisposizione interiore di lasciarsi andare al cambiamento .
Da qualche anno è nato il travel coaching, un programma tracciato per far diventare l’esperienza del viaggio un momento di consolidamento della personalità e dell’autonomia.