“La donna se ne andava su e giù, infaticabilmente, ora cantando, ora stando zitta. Winston si chiese se essa lavasse per guadagnarsi da vivere oppure semplicemente avesse da badare a una ventina o a una trentina di nipoti. Julia gli venne vicino; si misero a guardare tutt’e due, come affascinati, quella robusta figura nel cortile.
Mentre guardava la donna che stava ripetendo quel suo atto caratteristico di sollevare le grosse braccia verso la fune della biancheria, con le possenti natiche da cavalla sporte in fuori, gli venne fatto di pensare, per la prima volta, che era bella. Non gli era mai venuto in niente, prima, che il corpo d’una donna di cinquant’anni, gonfiato, fino ad assumere enormi proporzioni, dai parti, e quindi indurito, sformato, grattato dal lavoro fino a divenire come la scorza d’una zucca matura, potesse esser bello. Ma era così e, dopo tutto, egli pensò, perché no? Quel corpo solido, senza linea, come un blocco di granito, e la pelle paonazza e ruvida, avevano, rispetto al corpo d’una giovinetta, la stessa relazione che c’è tra il germoglio d’una rosa e una rosa. Perché il frutto si sarebbe dovuto considerare inferiore al fiore? « È bella » disse a bassa voce. « Ha i fianchi larghi quasi un metro » disse Julia. « Fa parte del suo tipo di bellezza» disse Winston.”
George Orwell
Agosto 2012, Loch Lomond (Scozia): donna scozzese.