Incontro Marisa alle 3 di notte nella sala da pranzo mentre vado in bagno. Non aveva ancora preso confidenza con i tapones de cera (tappi di cera) e non riusciva a dormire a causa di certi russatori professionisti. Alle 7.45 non si è però ancora svegliata nonostante metà camerata sia già uscita: deve aver imparato.
Partiamo dopo colazione alle 9.00. C’e ancora un bel sole. Oggi le caviglie vanno meglio, ma quello che è rimasto delle vesciche torna a farmi male. Prendo una pastiglia.
Il paesaggio cambia velocemente, passiamo un colle di rocce ricoperte da arbusti dai fiori gialli. Bellissimo. Canto l’album Captain Fantastic, uno dei miei preferiti, mentre entriamo in boschi di conifere.
Inizia a salire un forte vento che porta nuvole. Continuo ad ascoltare e a cantare musica, che dimostra di avere un effetto molto più efficace delle pastiglie antinfiammatorie sui miei dolori.
A Casa Roxica facciamo pausa con pinchos e empanada, verso le 12.30. Inizia a piovere col sole. Per l’intero tragitto poi, il tempo cambia continuamente passando dal sole alla pioggia, costringendoci a continui cambi di vestiario.
Mentre passiamo a fianco ad alcuni boscaioli che abbattono alberi, improvvisamente, non so se complice la musica o altro, mi succede. Scatta un click. Nel corpo e nello spirito. I passi si fanno sicuri, la schiena si raddrizza, mi sento leggero, il peso dello zaino si fa trascurabile, il dolore ai piedi si affievolisce. E, finalmente, per la prima volta, non cammino più per arrivare a destinazione. Cammino. Punto. E mi sembra di poter continuare per sempre. Questa illuminazione da pellegrino, in quanto peregrina, non dura più di qualche chilometro. La schiena si ripiega sotto il peso dello zaino, i piedi tornano a fare male ed io non vedo l’ora di arrivare.
Nel frattempo incrociamo un alemanno, Andreas, di origini italiane, che si sta facendo 40 km. Si impasticca come me.
A 5 km dall’arrivo facciamo l’ultima sosta, dopo la quale mi si sblocca il piede destro e mi si blocca il sinistro. Ad ogni modo termino i miei 28 km senza ulteriore pastiglia. Alle 17.45 entriamo a Sobrado diretti al monastero, nostro ricovero notturno, fra pioggia e sole.
Ci accoglie Santiago, un frate che ci mostra gli alloggi e ci racconta dell’ordine dei cistercensi.
Dopo essermi cambiato ed essermi fatto una cerveza con Andreas ed altri pellegrini, vado a cena con Marisa, Valentino, Victor (un aiutante del convento), Manuel (in ritiro spirituale) e il frate che gestisce la Ospederia, gli alloggi con camere doppie. Chiacchieriamo di Italia, Spagna e usi comuni (sia Victor che il frate conoscono bene il nostro paese).
Rientrando nella camerata dell’albergue dove alloggio, passando dal chiostro medioevale, ripenso a Guglielmo da Baskerville, Adso, Salvatore e Malachia.