Memorie d’infanzia


Venerdì sera ho incontrato un uomo, Luca, con cui giocavo quando avevo 4 anni.

Perdavamo tempo insieme sotto il portico di casa, al tramonto, in estate, andavamo nel campo di grano di fronte alla strada a raccogliere chicchi con cui facevamo dei chewing-gum insieme a Davide e Giulia, due vicini.

I miei erano affittuari dei nonni di Luca, Bruna e Armando, che mi viziavano come nonni acquisiti.

Cinzia era appena nata. O forse non ancora.

Alla TV contavano solo Ufo Robot e Megalomen.

Avevo un trenino elettrico, la pista Polistil e la Giulietta Alfa Romeo telecomandata col cavo.

Volevo palleggiare come un calciatore e passavo le giornate a tirare il pallone contro il muro.

Armando e la Bruna avevano una vecchia radio con due enormi pomelli in radica che ammiravo, con cui potevi prendere le stazioni internazionali.

Un pomeriggio raggiunsi Giulia con la mia nuova macchina da GP a pedali, regalata dal nonno. Ero il re della strada.

Una sera d’inverno la passai con i miei a tirare palle di neve sotto il lampione della strada. Non avevo bisogno di altro.

Tiravo missili in cielo che cadevano al suolo e scoppiavano cartuccini.

Mia mamma mi offriva fichi dell’albero di casa e mi faceva giocare con bicchieri di acqua e detersivo con cui facevo le bolle. Una mattina diede il volo ad un uccellino che si era perduto in camera da letto e se pioveva mi portava in garage dove faceva volare carte delle arance facendole bruciare. La notte sognavo serpenti sotto il mio letto e la chiamavo. Oppure mi pisciavo addosso. E la chiamavo.

Con papà facevo a gara a chi aveva più uvetta nel budino al cioccolato, o a chi vinceva con le macchinine.

Giulia mi veniva a trovare quando ero ammalato. Stavo nel lettone con la borsa dell’acqua calda.

Io mi ficcavo sempre in mezzo ai guai: dita tagliate, incastrate o bruciate. Andavo a cambiarmi i giochi da solo al negozio vicino a casa. Dopo aver addormentato mia mamma andavo a trovare Davide e cadevo in un secchio di acqua con cui stava lavando il motorino, o qualcosa di simile.

Mangiavo cono gelati che nel culo avevano un chewing-gum alla fragola.

Non sono mai stato completamente sicuro di avere vissuto questi ricordi, fino a venerdì.

Mi viene in mente una frase del film Into the wild: ”La felicità è reale solo quando condivisa.“

Quella notte, per alcuni ricordi, l’abbiamo condivisa.

Foto di me medesimo fatta da non so chi a quell’età.

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