“Secondo alcuni l’essere umano, giocando, ubbidisce a un gusto innato d’imitazione. Oppure soddisfa a un bisogno di rilassamento. O fa un esercizio preparatorio alla grave operosità che la vita esigerà da lui. O ancora il gioco gli serve da allenamento per l’autocontrollo.
Altri ancora ne cercano il principio in un connaturato bisogno di causare o di essere capace di qualche cosa, o nell’ansia di dominare, o in quella di concorrere. Altri ancora considerano il gioco come un’innocua evacuazione di istinti nocivi, o come un necessario complemento di un’attività troppo unilaterale, o come l’appagamento, con una finzione, di desideri in realtà inappagabili e, in quanto tale, capace di conservale il senso della personalità. Si potrebbe assai bene accettare tutte le suesposte spiegazioni una accanto all’altra, senza con ciò incorrere in un’imbarazzante confusione d’idee.
Ne consegue che tutte sono spiegazioni soltanto parziali”
Johan Huizinga
Agosto 2011, Lacanau Ocean, Francia: giochi in riva al lago.
Quando vedi giocare due persone per te quel gioco è molto facile, ma poi quando entri nel gioco devi capire le varie regole e devi seguire il ritmo del gioco
Il gioco è gioco: non è il facile o il difficile che lo rende gioco, è la leggerezza misto impegno con cui lo approcci che fa la differenza.