
Lo so, quando sorrido sono splendido come Di Cabrio in “Il grande Gatti”. Ma che sia latte o che sia uovo, io sono qui a narrarvi di altre disavventure.
La giornata inizia alla Passeggiata degli innamorati, che, tolte le smancerie di Matu e Santissima, sarebbe anche un posto ganzo.
Io e Frenci andiamo di monopattino come le patatine, i chip’s. Inarrestabili.
Ci fermiamo in un bel posticino vicino ad una spiaggia curva, con tanti, tanti sassi. Tutti i sassi. E io li lancio. In mare, perché, dice il Matu, addosso alle persone non va bene. Strani i grandi.
Mangiamo un po’ di focaccia, un po’ di frutta e un po’ di piadina. Ma la cosa più bella è che posso girarmela con il mio fratellone senza che nessuno mi dica cosa fare. Finalmente.
Nel pomeriggio capita che mi tirano su dal letto, mentre ancora dormo, e mi sbattono sul sedile in auto. Senza neanche chiedere che cosa ne pensi.
Chiedo “I want it all” dei Queen a Siri. Mi sistemano con poco, maledetti.
Mentre passeggiamo nelle strette e lunghe vie nel paese di Alessio, in un negozio di chitarre un tato e una tata suonano e cantano. Ci fermiamo ad ascoltare perché io non voglio proprio andarmene. È il blues, dice il Matu. Mi piace il blues. Applausi.
Arriviamo in una spiaggia molto grande. Gioco per molto tempo con la sabbia insieme alla Santissima, poi, dopo aver fatto passare un grande spavento a tutti perché corro via fra la gente e mi perdo, faccio il bagno con Matu e Frenci. E li colpisco tutti con il mio super fucile ad acqua.
Ceniamo vicino alla spiaggia, sul mare, ma in un ristorante. Mangio cose buone e dopo vado a ruzzolarmi sulla sabbia col fratellone.
Chiudo la giornata con l’ormai immancabile gelato confezionato. E I want it all.