
La pizza la digerisco molte ore dopo averla ingerita e quando mi sveglio al mattino mi muovo come Robocop prima della lubrificazione alle articolazioni. Tuttavia mi attendevo una notte insonne a causa di infiammazione alla spalla (mi capita spesso se esagero con le bracciate), ma dormo come un bambino.
Questa volta per colazione opto per il tradizionale tortino di mele alla cannella e non mi fa rimpiangere la pasta al cardamomo, che comunque resta in prima posizione con discreto distacco.
Partiamo per Skagen, l’estremità nord della penisola dello Jutland e perciò anche della Danimarca. Arriviamo dopo le 12 (la sveglia non è stata proprio mattiniera) e decidiamo di visitare subito Grenen, la spiaggia che divide il Mar Baltico dal Mare del Nord. Per arrivarci prendiamo un vagone trainato da un trattore guidato da una bionda danese che, attraversando dune di sabbia e stagni di mare, ci porta a destinazione.
La sabbia è bianca, diverse specie di uccelli pescano i pesci per pranzo, il vento è sostenuto, ma non sgarbato e il sole si nasconde a tratti dietro nuvole veloci.
Una volta percorsa la lingua di terra, al suo vertice osserviamo i due mari che si baciano, senza confondersi l’uno nell’altro e ci bagniamo un piede in un mare e l’altro piede nel suo vicino di acqua.
Faccio raffiche di foto, la spiaggia è sempre uno dei luoghi migliori per ritrarre natura e persone. Frenci e Richi si bagnano nei mari e giocano con la sabbia.
Riprendiamo la macchina dopo circa un’ora e ci dirigiamo verso la città. Prima passiamo un’altra oretta nella sua spiaggia per mangiare, fotografare aquiloni e giocare con sabbia e onde.
Una signora schiva un sasso lanciato da Richi, mi scuso, in un italiano accennato mi risponde che non è un problema, siamo al mare. La serenità d’animo danese è sconfinata. Le chiedo se parla italiano e come Kaori dice “poco poco”.
Poi facciamo due passi nel centro. Skagen è nota per la sua luce particolare e per l’atmosfera affascinante che ha attirato pittori e artisti. Tipiche sono le caratteristiche casette gialle dal tetto rosso e le finestre bianche.
La cosa più particolare tuttavia è che finora, ormai una decina di giorni di viaggio, avremo incontrato si e no un paio di famiglie di italiani. In venti minuti di passeggiata a Skagen ne incontriamo quattro.
Riprendiamo la via del ritorno e decidiamo di passare, solo in macchina, per Saeby, un’altra piccola cittadina di mare nota fra le altre cose anche per il suo porticciolo. Sæby significa la città al mare e nel Medioevo il suo porto ebbe un ruolo importante nel commercio vichingo. Con la macchina riusciamo ad arrivare proprio in faccia all’oceano. La strada, percorribile anche in auto, circonda il porto e finisce in un parcheggio. Così, senza scendere dall’auto, osserviamo numerosi pescatori sul molo darsi da fare per agganciare le loro prede.
Torniamo ad Aalborg per cena. Piove e per assecondare le voglie dei pargoli ci fermiamo un un take away di pasta. No comment.
Mentre scrivo, dal teatro vicino arrivano arie di valzer sinfonico accompagnato dal battito di mani del pubblico soddisfatto, che, ad ogni pausa, esce a fumare e a fare chiacchiere danesi proprio sotto la nostra finestra. Nonostante il sabato sera casalingo, ci sembra di essere dei viveur.
La cosa che mi mancherà più di Aalborg sono i garriti dei gabbiani ad ogni ora.
Domani torniamo verso sud.
DAL DIARIO DI FRENCI

Il punto più a nord della Danimarca, dove i due mari si incontrano… però di due consistenze di sale diverse, quindi non si mescolano.
Poi siamo andati in un’altra spiaggia e ci siamo divertiti tanto.