Mattoncini e biscottini danesi

Sveglia quasi da marine, ore 7.00. Facciamo su le canne, come si suol dire, e dopo una veloce colazione non molto soddisfacente, almeno per me, lasciamo la bella Aalborg, che ci ha fatto da casa per tre notti e ci dirigiamo ancora una volta a Billund.

Oggi i ragazzi si sparano la Lego House e il ristorante Mini Chef. E fra i ragazzi mi ci metto in mezzo anche io.

Triboliamo in po’ per la colazione. Lo stile di vita hygge danese prevede, giustamente, che i locali aprano dopo le 9.00 di domenica. Ci siamo svegliati presto per niente.

In questi giorni ho realizzato quanto i danesi siano particolarmente attenti ai piccoli dettagli, in particolare hanno una passione estrema per i fiori. Lungo le strade di campagna si possono vedere vere e proprie coltivazioni di fiori di tutti i colori e nelle città, ogni casa ha i suoi fiori attorno agli ingressi, sui davanzali e lungo i muri perimetrali. E non solo i fiori più famosi o i più amati. Lungo il muro di una abitazione nella strada in cui alloggiavo la macchina ad Aarborg, venivano curate erbacce, nate spontaneamente dal marciapiede, che sbocciavano in fiori gialli e bianchi bellissimi.

Lungo la strada prendiamo la prima pioggia intensa di questo viaggio. Dura pochissimo. A Billund c’è il sole.

Entriamo alla Lego House e mi commuovo. La visita al piano che racconta la storia della idea che ha creato un impero, è un tuffo nel passato, rivedo le confezioni di quando ero bambino, le ore passate a costruire astronavi e poi a giocarci, il bidone del Dash in cui conservavo tutti i miei mattoncini. Passiamo cinque ore abbondanti fra oceani di Lego, giochi interattivi, gare di macchine auto-costruite, rappresentazioni e scenografie, video storici, esempi di impianti produttivi che realizzano i famigerati mattoncini davanti ai nostri occhi. Tutto è studiato, tutto calcolato nei minimi dettagli. Non fai una coda, c’è un mare di gente, ma non ti senti affogare.

Pranziamo al Mini Chef, il ristorante all’interno della Lego House. Fai l’ordine costruendo i tuoi piatti con i mattoncini, li dai ad uno scanner che manda l’ordine in cucina. Le pietanze scendono da uno scivolo, e ti vengono consegnate da due enormi robot costruiti con i Lego: Robert e Roberta. I bambini sono entusiasti e fra i bambini mi ci metto ancora una volta anche io.

Vedere persone di ogni età, religione, lingua, genere, nazionalità, status sociale, giocare ore e ore insieme, mi ha fatto riflettere. il gioco è la chiave di lettura della vita, il gioco abbatte tutte le barriere e unisce. Dovremmo giocare tutti i giorni a tutti i livelli. Non come svago, come prospettiva.

Riprendiamo il nostro viaggio e ci dirigiamo ad Odense, la nostra prossima casa per tre giorni.

Arriviamo in una abitazione terra-cielo meravigliosa, all’interno di un quartiere residenziale della più importante città dell’isola di Fionia, ai limiti del centro storico. C’è un silenzio e una pace che fatico a descrivere. Ci accingiamo a vivere tre giorni come una famiglia del posto.

Ormai stiamo prendendo confidenza con le abitudini danesi: una di queste è adibire il piano terra alla zona notte e il primo piano alla zona giorno e cucina. Inizia a piacermi, ma non ho ancora capito perché.

Infine, come dicono gli inglesi, per ultimo, ma non per questo meno importante, la gentile Kristina, la padrona di casa, ci ha riempito il frigo di birra e la dispensa di biscotti al burro danesi per darci il benvenuto.

E noi sappiamo cosa farci con l’apprezzatissimo benvenuto.

Una volta sistematici vado a fare la spesa al Netto (con la felpa, perché al Netto si gela) e preparo la pasta al tonno settimanale, per la gioia di Frenci e Richi (e mia).


DAL DIARIO DI FRENCI

Siamo andati alla lego House, dove si può giocare con tanti mattoncini e… al ristorante ordini usando del mattoncini Lego e ti preparano il pranzo Robert e Roberta: due robot Lego e ci siamo divertiti molto.

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