
La sveglia è anticipata perché il mattino ha l’oro in bocca. Mentre raggiungiamo la stazione di Østerport con il nostro treno quotidiano, scopro che Odino è anche il Dio dei viaggiatori: inizia a piacermi.
Alla Stazione, mentre cerchiamo di ritrovarci rispetto al piano, Frenci e Richi usano le scale mobili a scendere e a salire dal binario come giostra.
Ci mettiamo un po’ a trovare un noleggio con la disponibilità di una christiania bike, vanno per la maggiore. Al Kgs Have Cykler ci riusciamo. Il proprietario mi spiega il funzionamento, carichiamo il mezzo di zaini e bambini e ci immergiamo nelle strade della città come autoctoni, mentre gli addetti alla pulizia stradale bruciano le erbacce dei marciapiedi con fiamma a gas.
Pedalare per la città è davvero divertente, ma impegnativo. Le piste ciclabili non mancano di certo, ma per quanto io sia abituato, da buon ferrarese, qui le regole sono diverse. Sono più delle austostrade per biciclette che delle ciclabili come le intendiamo noi della bassa. Il ciclo turismo non è contemplato. Devi pedalare (come si dice dalle nostre parti), tutti sfrecciano a gran velocità, devi rispettare semafori, corsie, precedenze, sensi unici dedicati alle biciclette. C’è un viabilità specifica solo per le due ruote. E io spingo un carro rimorchio davanti, con due bambini e diversi zaini e borse. Inizio impacciato, ma poi ci prendo gusto, nonostante il mezzo penda un po’ a destra. Ho sette marce che mi vengono in sostegno.
Facciamo il giro dei quartieri a Nord della Capitale. Dopo un veloce rifornimento di ottimi smørrebrød da asporto, ci piazziamo al parco Superkilen per assaporarli, mentre i bambini scendono e salgono da un enorme polipo nero, che per tentacoli ha molti scivoli. Il parco, inaugurato nel 2012, ha lo scopo di celebrare la diversità. Pieno di oggetti provenienti da tutto il mondo, è stato progettato come una sorta di esposizione mondiale. Mentre assaporiamo le tapas danesi, e lo esploro un po’ per pescare qualche bel punto di vista, alcuni ragazzi si sfidano a scacchi sui tavoli da gioco a fianco al nostro, genitori di ogni etnia osservano i bambini scorrazzare di qua e di là, diversi skaters scendono dalla collina zebrata e ragazze chiacchierano al sole.
I due fratelli iniziano a chiamarsi Snacetto e Snaciotto, tra un momento di gioco e un momento di lite. Mangiano solo mele e pezzi di pane di segale sulle piste del polipo. La priorità è giocare.
Riprendiamo i mezzi a pedale e andiamo alla ricerca di un birrificio artigianale e di un negozio specializzato in sidro danese, per prendere qualche regalo e fare un pit stop gelato per Snacetto e Snaciotto. In alcuni momenti mi sembra di essere a Londra, solo che c’è molta più acqua.
Poi raggiungiamo un’altra area giochi, all’interno di un parco immenso, Fælledparken. Dopo mezz’ora di pausa dal gioco i bambini lo pretendono. Ci sono ombrelloni per ripararsi dal sole, musica jazz in sottofondo, bolle di sapone e area di sabbia con relativi giochi da spiaggia.
Riprendiamo il nostro tour ciclistico e visitiamo un quartiere tenuto come una verde bomboniera, Brumleby. Sembra di essere in un piccolo paese di campagna, ma è a ridosso dello stadio della città. C’è un silenzio monastico. Nel 1853, Copenaghen fu colpita da un’epidemia di colera che causò la morte di migliaia di persone. In risposta, fu costruito questa area residenziale, come un modello di alloggi sani e convenienti. Negli anni ‘60, il governo locale decise di demolire Brumleby, ma i residenti si unirono per formare l’associazione “Preservare Brumleby” e con il loro impegno e attività culturali, come cabaret e teatro, riuscirono a salvarlo. Oggi è uno dei luoghi più esclusivi per vivere a Copenaghen. Resistenza!
Dopo aver restituito a malincuore la cargo bike al suo legittimo proprietario, visitiamo il Østre Anlæg, parco storico, fra laghetti, sculture e collinette. Sembra di passeggiare in un bosco di montagna, non percepisci di essere immerso in una grande città, l’isolamento è totale. Il danese vuole la natura selvaggia a pochi passi da casa.
Torniamo alla base verso le 20. Cip e Ciop chiedono pasta al pomodoro, ma poi la fanno mangiare a noi, preferiscono i nostri smørrebrød casalinghi col salmone, i pomodorini e l’avocado.
Io e Ale ci imbottiamo di carboidrati al sugo pronto danese (comprato per errore, ma utilizzato per etica sostenibile) e uova strapazzate, mentre medito sul fatto che le chicche che ho visto anche oggi le devo allo studio approfondito che la Ricciola ha fatto, leggendo la guida sulla Danimarca e selezionando il meglio per noi.
Stasera dobbiamo prenotare il ritorno del nostro lungo e variegato viaggio, scrivo il diario domattina.
DAL DIARIO DI FRENCI

Coming soon…