Farvel København

Carichiamo l’auto, che per una settimana praticamente non si è mossa, di valigie e di ricordi. Facciamo l’ultima colazione al bar hygge della stazione di Humlebæk e prendiamo l’ultimo treno per København (Copenaghen, come lo scrivono i danesi).

Andiamo a salutarla. Sarà un arrivederci?

Passiamo parte della mattinata a completare alcuni acquisti, vari regali che desideriamo portare a casa con noi per distribuire ai nostri cari.

Pranziamo con i tradizionali smørrebrød da Slotskælderen Gitte Kik. Ci pelano, ma sono buonissimi.

Poi facciamo giocare Frenci e Richi un’oretta nell’area giochi in cui siamo stati ieri.

København sta per “Porto dei Mercanti” e l’aria di mare si respira tutta. Già questo fattore me la rende simpatica. Nonostante le sue dimensioni (tra Palermo e Torino) è vitale, ma allo stesso tempo tranquilla. È commerciale, ma con eleganza e senza urgenza. Le persone sono indaffarate, ma fondamentalmente serene. Pare che anche la città più grande della Danimarca sia hygge (termine danese che definisce un concetto articolato: atmosfera accogliente, godersi il bello della vita e le piccole cose con le persone care). L’attenzione alla famiglia e ai bambini è altissima. Centinaia di aree giochi per bambini, la presenza dei due più antichi parchi divertimento del mondo, la facilità e la convenienza con cui si può girare con mezzi pubblici (i bambini non pagano il biglietto, nemmeno nei musei), la rendono certamente comoda per le famiglie.

Copenaghen è una città aperta e disponibile alla diversità, dove passato e futuro si incontrano senza annullarsi, dove le aree industriali sono recuperate, ma non sono state cancellate. Sembra che nella cultura danese ci sia la necessità di progredire, ma senza perdere la memoria delle radici del passato e che la famiglia, nelle sue forme più disparate, gli affetti e la serenità d’animo delle persone siano i beni più preziosi, da coltivare e tutelare, nonostante l’origine del nome possa far pensare ad altro.

Riprendiamo il treno a fatica da una stazione che non avevamo mai visitato (Nørreport), sbarchiamo ad Humlebæk, riprendiamo l’auto.

Percorriamo circa un centinaio di chilometri e sbarchiamo nella nostra nuova casa: una piccola. dimora immersa nella campagna danese, adiacente ad un bosco, nei pressi di Sorø. Una nuvola di libellule ci dà il benvenuto.

Siamo passati dalla metropoli alla vita bucolica. I due proprietari sono gentili e ci offrono molti consigli su come passare la prossima giornata, tra mete di mare e passeggiate nei boschi. Noi vogliamo solo vivere un giorno in stile hygge.

Domani sera, se il cielo si aprirà, proviamo a cercare le stelle cadenti, qua non dovremmo avere problemi di inquinamento luminoso.


DAL DIARIO DI FRENCI

Coming soon…

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