
Richi si sveglia, entra nella nostra camera, si distende al mio fianco, si fa abbracciare e all’orecchio mi sussurra: “Papà, quando torniamo in via Pitteri?” Siamo arrivati al capolinea, non ne può più e lo capisco, anche io ho voglia di tornare.
Dopotutto, come dice Niccolò Fabi, “ogni strada sceglie il suo ritorno”, e anche questa strada, che ci ha fatto apprezzare la Danimarca, ha scelto il suo.
Facciamo una colazione inospitale nel centro di Altenburg. Il cielo è nuvoloso. Due indizi fanno una prova, diceva il mio meccanico: partiamo subito.
Pare che il brutto tempo ci insegua. Arriviamo in una città col sole e partiamo con le nuvole. Inizia a piovere e siamo troppo in vantaggio sull’ora di check in. Ci servirebbe un’area giochi, ma con la guazza si sposa male. C’è solo un posto abbastanza diffuso da poterne sicuramente trovare uno nelle vicinanze e con un’area giochi al coperto: McDonald’s. Ma abbiamo già i nostri panini al sacco. Così, dopo averlo individuato, lo raggiungiamo, parcheggiamo, mangiamo i panini in macchina e poi prendiamo due Happy Meal, che ci dividiamo in quattro, per poter usufruire dell’area giochi, senza sembrare abusivi.
Dopo pranzo Richi torna alla carica: “Papà, quando torniamo in via Pitteri?” Dice che gli mancano la sua batteria e le sue chitarre, il rocker. Anche Frenci confessa di desiderare il ritorno a casa, nonostante il giorno prima avesse promosso l’dea di fare una notte in più. Gli manca la sua camera per dormire da solo, il pre-adolescente.
Ripartiamo a macinare chilometri, superiamo il brutto tempo e ci prendiamo qualche raggio di sole. Cerchiamo dei supermarket per comprarci la cena di stasera, ma di domenica, in Germania, sono pressoché tutti chiusi. Troviamo solo dei mini-market nelle aree di servizio. Ne raggiungiamo uno, alla cassa scopriamo che non funziona il pagamento con carta. Mettiamo giù il bottino e ci riproviamo. Entriamo nel secondo, che non espone alcun cartello fuori che indichi malfunzionamenti, ma, arrivati alla cassa, non funziona il pagamento con carta di credito. Un complotto? Per fortuna fuori c’è un bancomat.
Ripartiamo insieme alla nostra cena. Nel frattempo le nuvole ci hanno raggiunto, come in una corsa a chi arriva prima alla prossima meta. Arrivano prima le nuvole.
Raggiungiamo l’appartamento a Buch am Erlbach, a circa 45 minuti a nord-est di Monaco di Baviera, verso le 18.00. Piove. Dopo esserci sistemati e aver piazzato i pargoli in modalità “serata film” (TV, popcorn, patatine, tè freddo) inizio a preparare la cena acquistata nel secondo mini-market. Nell’appartamento manca il sale, anche se era specificata la sua presenza nell’annuncio su Airbnb. Spengo il fornello e vado da Giova, la pizzeria a 200 metri da noi, a chiedere se fanno da asporto. Le fanno, due margherite, in 45 minuti.
Torno a casa a fare un aperitivo. Bussano alla porta. Un nostro vicino mi parla in tedesco, gli chiedo di tradurre in inglese, cerca del sale e mi chiede se ne abbiamo. Dico che, da buon italiano, mi sarei cucinato un piatto di spaghetti al pomodoro, ma ho dovuto ripiegare sulla pizza take away.
Torno in pizzeria a prendere la nostra cena. Mentre esco sento in cucina due pizzaioli parlare italiano.
La pizza si fa mangiare.
DAL DIARIO DI FRENCI

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