La frattura fantasma

Mi sveglio alle 7.30, indosso pantaloncini, maglietta Decathlon, scarpe da runner ed esco. L’aria è frizzante, ma mi scaldo in fretta. Percorro il lungo canale, fino al parco dietro casa e lo attraverso tutto. Incrocio solo un altro runner (attempato) e diversi personaggi a spasso con il cane. Mi salutano tutti.

Più che una corsa è una escursione turistica fra i giardini che degradano dolcemente verso i canali delle belle ville della città.

Dopo un po’ di yoga stira muscoli e una doccia, sono finalmente pronto e ci dirigiamo verso l’ospedale di Ede. Oggi è il gran giorno, sapremo se toglieranno o meno il gesso a Frenci.

L’ospedale ricorda più un aeroporto. Facciamo il check in presso l’accettazione e ci mandano in reparto ortopedia. Attendiamo circa un quarto d’ora, poi ci chiamano. Entro con Frenci. Una infermiera recupera tutti i documenti rilasciati dalle visite precedenti (con annessa traduzione in inglese) e il CD con le immagini delle radiografie.

Poco dopo entra una dottoressa che vuole sapere da noi i fatti: che tipo di incidente, quando, cosa hanno detto gli altri dottori, tipo di medicazione, se sappiamo che è stata rilevata una frattura in una zona critica, di crescita dell’osso. Dice che il CD con le immagini delle radiografie è stato inviato a radiologia per loro valutazione. Esce.

Rientra dopo pochi minuti e ci informa che per radiologia non sono state riscontrate fratture e che è possibile togliere il gesso senza ulteriori controlli. Mi mostra le immagini e mi racconta che quella che potrebbe sembrare una frattura è la conformazione naturale dell’osso.

Non so cosa dire, mi viene in mente che probabilmente hanno parametri di giudizio o esperienze differenti, che forse volevano risparmiarsi una lastra, che hanno frequentato scuole diverse dai nostri medici. Ma una fonte anonima esperta, dei servizi segreti alto atesini, mi garantisce che potrebbero averci visto giusto.

In ogni caso, l’unica cosa importante è che usciamo con Frenci che finalmente cammina sulle sue gambe. Arranca un po’, ma è autonomo. Torniamo subito a casa per fargli gustare la prima doccia da uomo libero.

Poi prendiamo la strada per Giethoorn, un paese quasi interamente pedonalizzato nella provincia olandese nord-orientale dell’Overijssel. È famoso per i canali solcati da un gran numero di barche, i sentieri, le piste ciclabili e le antiche abitazioni con il tetto di paglia.

Prendiamo una piccola barca a motore elettrico a noleggio e giriamo per più di un’ora tra i canali del centro e la laguna dietro il paese. Da un punto di vista naturalistico sembra di essere un pò nelle valli Comacchio, ma l’architettura delle case e la cura dei giardini è davvero unica.

Dopo il giro in barca, mentre i bimbi degustano gelati, mi prendo un bel fritto unto di cozze con salsa tartara (da passaggio), ho letto nel libro La scoperta dell’Olanda di Jan Brokken che da queste parti sia un must.

Torniamo e ceniamo a casa, per programmare la prossima giornata ad Amsterdam.

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