
Sono passati 15 anni dalla prima volta che l’ho vista, con Ciccio. Non me ne innamorai, anche se apprezzai la birra, i locali con la musica dal vivo e lo spettacolo di suoni e luci alla Grand Place. Oggi ritorno a Bruxelles.
Ho dormito poco, mi sono svegliato alle 2 di notte, tra caldo e zanzare e mi sono messo a leggere perché non riuscivo ad addormentarmi. Quando mi alzo mi faccio un tè nero all’inglese, ma probabilmente avrei più bisogno di un caffè.
Arrivati in città puntiamo al Museo di Scienze Naturali. Mentre percorro le strade della capitale apprezzo una maggior eleganza e cura rispetto ad Anversa. Parcheggio proprio davanti al cancello principale. Sia in Olanda che in Belgio con Easypark è stato sempre molto facile e comodo.
Il Museo è davvero enorme, molto interessante, ma dopo due ore di dinosauri, fossili, evoluzione dell’uomo, del corpo umano, delle specie animali, del pianeta terra e di classificazione delle rocce, nonostante numerose e simpatiche attività interattive, saturo il mio limite disponibile di tempo riservato alle mostre e inizio a non poterne più. Ho fatto il British Museum e la National Gallery in 2 ore, non posso metterci di più oggi.
Sicuramente ho apprezzato la sala di evoluzione dell’uomo: ho visto dai primi ominidi all’homo sapiens in scala 1:1 di fronte a me; è stato suggestivo vedere i nostri antenati tutti insieme nella stessa stanza e immaginare i milioni di anni che son stati necessari per arrivare a noi.
Ma la parte che ho preferito è stato un filmato di un uomo che cercava di creare un contatto con diversi animali, dal gufo, al toro, dalla struzzo, all’asino, dal bufalo, all’alpaca: li guardava negli occhi , utilizzava la tecnica del rispecchiamento (usata anche nel coaching e nel counseling per mettere a proprio agio il cliente) e lentamente e dolcemente poggiava la sua fronte sulla fronte dell’animale, che accettava il contatto così intimo e sembrava pure apprezzarlo. Lo struzzo si addormenta con la sua testa appoggiata sulla ampia fronte calva dell’uomo. Mai visto nulla di simile. Poteva benissimo essere San Francesco, se non fosse stato vestito di completo gessato.
Facciamo fatica a tirare fuori Frenci dal Museo, gli piace troppo e si lamenta per esserci stato solo 3 ore (io stavo per entrare nella fase harakiri). Tra l’altro oggi ha camminato tutto il tempo senza nessuna stampella. Richi ha apprezzato soprattutto i giochi interattivi, e all’uscita dal museo, al ritorno di Ricciola e Frenci che si erano persi, ha fatto scattare l’applauso.
Pranziamo dopo le 15 con piatti tipici belga, patatine fritte, hamburger, polpette fritte e spiedini, nel modo tipico belga, seduti su una panchina. Prendiamo da asporto da Maison Antoine, una istituzione in città in fatto di patatine fritte. Sono molto buone, accompagnate da una salsa cinese piccantissima, ma non diverse da come potremmo farle noi.
Passiamo il pomeriggio al minigolf di Parc Josaphat 18 buche, quasi professionale. Prima di iniziare il torneo, io e la Ricciola sorseggiamo café au lait per darci la carica necessaria. Peccato per il gran caldo umido che non ci dà tregua. Richi non è soddisfatto della sua prestazione e lamenta che le buche erano solo 9, anche se ne ha fatte 18. Vinco io, ma meritava la Ricciola, soprannominata Sticka, per una serie di colpi che avrebbero fatto onore alla serie (ambientata nel mondo del golf) che abbiamo appena finito di guardare su Apple TV (Stick).
Torniamo ad Anversa per cena, rigorosamente in casa, per rilassarci in vista della giornata al mare di domani.