Blackout

Vi dirò la verità, anche se questa parola ha un senso annebbiato per me.

Il Matu è smemorato: ha dimenticato a casa il cavo per caricare la macchina da scrivere che usa per fare questi miei racconti. Oltre ai costumi da bagno, come se avesse doluto preparare la valigia per andare in Antartide.

Il Matu è pigro: non ha avuto intenzione di scriverli con altri mezzi opzionali, per esempio il suo telefono, a parte il primo giorno senza macchina da scrivere.

Il Matu è pavido, potrebbe aver dimenticato a casa apposta il cavo per la macchina da scrivere per non sentirsi in dovere di farlo, per passare molti giorni in una bolla spazio-tempo al di fuori delle sue abitudini, delle sue stesse regole, delle sue stesse volontà, in sospeso, senza vincoli, per ascoltarsi meglio, come faccio io ogni secondo, senza aspettative, ma immergendo se stesso nel qui e ora, cosa che non sa più fare da diversi decenni. Neanche il mio esempio riesce a rinverdire questa sua innata capacità.

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Con quella faccia un po’ così, quell’espressione un po’ così

Salutiamo Genova con una pasta e un te caldo. Questa città ha una certa eleganza.

Canto “I want it all” per buona parte della mattina, i passanti applaudono. Sono una star.

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Verso Diano

Ahi Genovesi, uomini diversi

Mi sveglio alle 7, per la gioia di tutti. Volevano dormire di più, ma non ero d’accordo. Voglio buttarmi nella nuova città.

Faccio una prima colazione in appartamento, a base di acqua e uva, e una seconda al bar a base di pain au chocolat e latte. Elegante.

Girovaghiamo per le vie molto lunghe, molto strette e molto ripide di Genova, per un bel po’.

Dov’è la felicità, in questa città? Mi viene la malinconia tipica del marinaio, ho voglia di cantare al mare.

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Genova

Stasera a casa di Luca

Sono giorni che Matu promette.

Promette il mare, la visita a pesci e squali, promette Genova (che non ho capito bene cosa sia), navi di pirati e vacanze, surfate e gelati, viaggi e imprese epiche, mostri marini.

E poi dice che stasera andiamo a vedere la casa di Luca. Luca? Sì, il bambino del cartone che ha guardato con il mio fratellone Frenci. il mostro marino buono, che quando esce dell’acqua si trasforma in un bambino come me. Chissà cosa si è messo a bere ultimamente…

Comunque, che sia latte o che sia uova, qualcosa puzza di bruciato.

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