“Vicino alle montagne, spianato sotto i passi, il suolo del campo risuona.
Ti dice: la terra è un tamburo, pensaci.
Noi, per seguire il ritmo dobbiamo fare attenzione ai nostri passi.”
– Joseph Bruchac –
Fango, fango e ancora fango. Fango dappertutto. Sulle mani, in faccia, nelle orecchie. Quintali di fango ovunque. Così si può riassumere circa tre quarti della giornata di oggi.
Alle 5 mi sveglio per andare in bagno. Nel tragitto tra la stanza e i servizi capisco che sarà una giornata umida. C’è della gran “guazza”. Ma ho speranze. In fondo è ancora molto presto. Speranze vane.
Alle 7 ci alziamo. Colazione, doccia e alle 8.30 di buona lena ci incamminiamo. La prima ora e mezza va tutto bene, mentre saliamo a Monte Gazzaro. Poi iniziamo a ballare. Per andare al Passo dell’Osteria Bruciata (il nome deriva dal racconto secondo cui in quel luogo una osteria venne bruciata perché l’oste spennava i clienti, li uccideva e li serviva per cena) il sentiero è stretto, ripido, fangoso e anche usando le catenelle predisposte per aiutare la discesa non evitiamo di cadere ed immaltarci dalla testa ai piedi. Come se non bastasse la nebbia ci impedisce di gustarci il paesaggio.
Camminiamo sei ore. Fino a Sant’Agata. Siamo stanchi. Ci fermiamo un’ora alla Osteriola Jolly Caffe, insieme a decine di altri “pellegrini” , per riprendere energie e rifocillarci.
Esce un sole timido, ma molto apprezzato. Riprendiamo il cammino per altre due ore. Alle 18 siamo alle porte di San Piero. Un uomo pesca con la mosca, nel Sieve.
Occupiamo l’appartamento al Camping Mugello Verde. La doccia è divina. Ci lecchiamo un po’ le ferite del giorno e andiamo a cena, 50 metri dalla nostra porta di ingresso.
Di più non avremmo potuto.