Rispettando gli accordi presi con la reception il giorno precedente, ci presentiamo nella hall alle 9.00 per capire dove parcheggiare la macchina. Ci attende, però, un addetto che sostituisce una malattia, e non sa nulla, nonostante sia di Vienna. Ci arrangiamo. Il navigatore si perde. Noi anche. Impieghiamo circa 2 ore a trovare il parcheggio. E piove. E fa freddo.
Optiamo per una giornata al museo. Ci dirigiamo al Kunsthistorisches Museum. Usciti dai sotterranei della metro identifichiamo un Anker (catena di pasticcerie) dove fare colazione. Prendiamo un krapfen e quel cappuccino che si ostinano a chiamare mélange, come fosse una specialità viennese. La barista mi odia e continua a comunicarmelo con lo sguardo. Usciamo salutando cordialmente.
Arrivati al Museo cerchiamo di capire come gestire una coda lunghissima che attende sotto la pioggia, in doppia fila, per fare il biglietto. Torniamo dalla barista affabile di Anker, per sfruttare la wifi, e prenotiamo i biglietti on-line. Arrivati al museo, entriamo senza attesa.
All’interno mi colpiscono nell’ordine: il mosaico a terra di Teseo e Arianna, con labirinto e minotauro al seguito (argomento privilegiato delle mie letture notturne), la sezione di strumenti di misura e tecnologici dell’antichità (per deformazione professionale), il Caravaggio (per l’onestà e spietatezza dei suoi dipinti), la torre di Babele di Brugel (perché la libertà è un diritto fondamentale) e i fiamminghi (non so il perché, sono fatti miei).
Ma la cosa più emozionante è vedere dal vivo un paio di pittrici che stanno letteralmente copiando alcuni dipinti alle pareti, con tecniche e risultati incredibili. Partono dal caos delle loro tavolozze piene di colori confusi, per ottenere un’organizzazione di pennellate perfetta sulla tela. Rimango basito.
Continuiamo sull’onda del vegetariano, pranzando alle 16.00 da St. Josef, un piccolo self service economico, ma dal cibo assai gustoso.
Torniamo in hotel e in un attimo viene sera. Piove ancora.
Ceniamo bene e abbondantemente a pochi isolati, nella Gasthaus Quell, la più tipica osteria austriaca incontrata finora, proprio a fianco della pizzeria italiana “Mafiosi“, in sala non fumatori, mentre in cucina ascoltano Diamante di Zucchero e due ragazze giocano a carte.