“In ginocchio, non c’è modo di essere libero
Mentre sollevo una tazza vuota chiedo silenziosamente
Che tutte le mie destinazioni accettino quello che sono io
Così posso respirare
Cerchi si espandono e inghiottono le persone per intero
Per metà delle loro vite dicono buonanotte a mogli che non conosceranno mai
Ho una mente piena di domande e un insegnante nella mia anima
Così va la vita
Non avvicinarti di più o dovrò andarmene
Certi posti mi attraggono come la gravità
Se mai ci fosse qualcuno per cui restare a casa
Saresti tu
Tutti quelli in cui mi imbatto, chiusi in gabbie che si sono comprati
Pensano a me e al mio girovagare, ma io non sono mai quello che pensano
Ho la mia indignazione, ma sono puro in tutti i mei pensieri
Sono vivo
Vento tra i miei capelli, mi sento parte di ogni luogo
Sotto il mio essere c’è una strada che è scomparsa
A notte fonda sento gli alberi, stanno cantando con i morti
Sopra di me
Lascia che mi occupi io di trovare un mio modo di essere
Considerami un satellite, in orbita per sempre
Conoscevo tutte le regole, ma le regole non conoscevano me
Garantito”
Eddie Vedder
Altro pezzo musicale che adoro del concerto memorabile di Eddie Vedder al Firenze Rocks del 24/06/2017. Ho letto molte recensioni in questi giorni, ne parlano tutti come un evento storico, compresa la stella cadente proprio alla fine di “Imagine” di Lennon. Bè, noi potremo dire: “c’eravamo”. Il testo profondo di questa ballata malinconica riassume in pochi versi l’anima del viaggiatore, del cittadino del mondo, che cerca e non può smettere di andare e di cercare, per “trovare il suo modo di essere”. Spero di rivedere presto Eddie con tutti i Pearl Jam, ma, posso dire che, durante il concerto da one man show, non mi sono mancati. E se vi dovesse capitare di vederlo anche a voi in futuro, so che sarà allo stesso modo incredibile. Garantito.