Si parte, ma non si arriva

Sono giorni e giorni che mi continuano a ripetere che andremo al mare con la nonna e il nonno e gli zii e la cugina. Bla bla bla. Dopo la mattina passata a spostare cose e a riempire la macchina del Matusa, partiamo, ma del mare neanche un’onda. E anche i nonni sono non pervenuti.

Ma andiamo per gradi.

Dopo aver salutato i nonni a casa, non quelli che ci aspettano al mare, gli altri, aver mangiato una pasta al bar e aver riempito la macchina del vecchio con certa robaccia che puzza , passiamo davvero un bel po’ di tempo sulla strada.

Frenci si fa mettere delle storie da ascoltare, io ripasso frutta e verdura con il mio libro. Ormai sono un esperto, distinguo il cocomero dall’anguria. Credo. Poi mi addormento.

Mi sveglio e poco dopo arriviamo in un parcheggio. Andiamo a mangiare la pappa. Mi pappo un po’ di tutto, come sempre: pasta al pomodoro, verdure, salsiccia. Siamo in un ristorante che ha la piscina molto grande, ma non ci andiamo. E io penso: infatti dobbiamo andare al mare…

Riprendiamo il viaggio. Poiché ho dormito molto al mattino, non dormo dopo pranzo, per un bel pezzo. Dò del filo da torcere a tutta la cumpa in macchina. Me la spasso ad aprire e chiudere la mia nuova borraccia e dopo qualche ninna nanna mi assento per un altro po’.

Mi svegliano in un posto sopra una collina, con tanti gatti e polli e gallie anatre e oche. Farò l’animalista. A ogni modo, che sia latte o che sia uovo, del mare, come dicevo, neanche un’onda, ma neanche all’orizzonte. Solo colline. E ulivi. E scale. Quante scale.

Nemmeno dei nonni vi è traccia. Ma dove siamo finiti? Che il vecchio, dall’alto della sua esperienza come vagamondo , si sia perso?

Io me la passo bene in ogni caso. Faccio conoscenza con gli animali del cortile, stacco olive degli alberi, che regalo a Ludovica, una bimba conosciuta in cortile, molesto i gatti del quartiere e imparo ad andare sul monopattino. Dice il vecchio che sono gagliardo.

E anche il mio fratellone non scherza. Passa tutto il tempo a giocare con due nuovi amici, Francesco e Ludovica (appunto), e non lo vedo più.

Non sarò arrivato al mare, ma questo posto mi garba assai. E poi che cena, la mia pancina si è fatta capanna.

Prima di andare a letto, il vecchio mi porta in mezzo al buio buio e mi fa conoscere le stelle: ce ne sono tantissime.

Alla fine , tra noi, c’è una piacevole stima reciproca.

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