
Devo ricredermi sul Matusa, che chiamo papà per evidenti problemi di dizione e non per affetto, anche se gli voglio bene. Mi ha portato al mare! Avevo intuito giusto. Oggi è il giorno predestinato. E c’erano pure i nonni e gli zii e la cuginetta. Non ci potevo credere.
Dopo l’ennesima scarrozzata in strada per tutto il mattino, passata questa volta a ripassare i colori con un testo dedicato altamente scientifico, finalmente finiamo con la macchina su una grande barchetta, che ci fa scivolare sul mare fino ad un’altra terra, che chiamerò terra delle palle di riso e carne, ma che, credo, chiamino Sicilia.
Ho incontrato le palle di riso con carne subito, sulla barchetta, ed è stato amore a prima vista. Anzi, a primo morso. Io e loro parliamo la stessa lingua. Poi le ho incontrate di nuovo stasera a cena e abbiamo approfondito la nostra relazione.
Dopo l’arrivo con la barchetta mi addormento e mi risveglio in una città vicino al mare. Dalla nuova casa vedo il mare. Ci sistemiamo, aiuto la Santissima a mettere a posto le cose negli armadi, mentre il vecchio e il fratellone portano le cose dalla macchina a noi.
Poi scendiamo per passeggiare vicino al mare. C’è un caldo, ma un caldo, che sudo anche solo a pensare.
Mi portano in una piazzetta all’ombra a giocare con il mio nuovo camion e a cena vicino ad uno scivolo che mi fa divertire per molto tempo. Il vecchio mi sta dietro a stento e suda come in un bagno turco.
Ora sono così stanco che devo proprio dormire, ma non vedo l’ora di spalmarmi di crema solare per tuffarmi in acqua, domani.
Comunque di Orlando nemmeno l’ombra. Rimarrà un mistero o lo incontreremo domani?