
Finalmente il mare. Che grande emozione. La mattinata la passiamo in spiaggia, dopo una colazione in un bar che sta sopra l’acqua. Come una nave, però ferma. Ci sono molte onde. E Matusa non perde l’occasione. Finge di giocare con il fratellone e la cuginetta per cavalcarne qualcuna. Misero.
Io gioco con la spiaggia, tipo sassolini piccoli piccoli, ma non sabbia eh. Riempio e svuoto i secchielli. E poi faccio il bagno con il vecchio. Non smetto di ridere e di urlare, sono al settimo cielo, ma anche un po’ impaurito, felice, ma preoccupato, una situa strana, non saprei dirla meglio.
Comunque , che sia latte o che sia uovo, uno sballo mitico. Lo faccio due volte e mi devono portare via a forza, perché farei anche la terza. Sulla spiaggia sono un pesce fuor d’acqua. Io rinascerò polpo in riviera.
Facciamo pranzo in un ristorante, anche lui sull’acqua, non proprio sull’acqua, ma vicino. Mangio poco, il divertimento mi ha distratto dalle mie consuetudini. Poi svengo nel mio lettino, in casa.
Il pomeriggio lo andiamo a passare in un posto stranissimo, come un giardino enorme con tante persone che ascoltano altre persone e se la raccontano, ma no so di cosa. Io faccio il panico nel giardino. Mi dicono di fare silenzio e che non posso andare dappertutto, ma non sanno ancora con chi hanno a che fare.
La sera, dopo una cena con pizza in cui intrattengo il tavolo con balletti improvvisati sul seggiolone, scopro una cosa deliziosa. La chiamano granita. E’ spaziale. Fredda fredda, dolce, sa di frutta. Tutte le volte che la metto in bocca ho brividi dappertutto, ma non riesco a smettere.
In finale di serata, il mio fratellone e la mia cuginetta, vanno su una giostra che gira tutto intorno, ma io non posso, nonostante le proteste. Non sanno che se ci fossi stato anche io, avrei preso al loro posto quella coda di scoiattolo che penzolava.
Mi hanno lasciato giù per paura di perdere.