Facciamo colazione in camera con acquisti fatti al market la sera prima, compresa la frutta. Alle 11 siamo in auto per raggiungere le Keys. Dalla radio ascoltiamo musica cubana, poi mettiamo un disco degli Irakere.
In strada nessuno rispetta i limiti. Carattere latino, che ci fa sentire un po’ meno diversi.
La strada, spesso a una sola corsia per senso di marcia, attraversa decine di isole con ristoranti, baie, marine, porticcioli, case sull’acqua, barche ormeggiate. Isolotti di cespugli spiccano nel mare verde e azzurro. Mettiamo su Jack Johnson e poi i REM.
Verso le 15.00 siamo a Key West. Le case sono di legno, di colori vivaci, circondate da vegetazione. Per le strade si notano rievocazioni del vecchio West, di Cuba, bar di Tequila, la casa di Hemingway, venditori di noci di cocco.
Tamponiamo la fame con coconut shrimps. Poi raggiungiamo Higgs Beach e ci passiamo un paio d’ore. Non c’è molta gente, forse non è stagione. Il bagnasciuga è ricoperto di alghe marroni. Cartelli per i bagnanti avvisano di fare attenzione alle meduse. C’è un bel sole. Siamo a 80 miglia da Cuba.
Verso le 18.00 facciamo un pranzo/cena allo Smoking Tuna Saloon, mentre un chitarrista suona ballate country e folk e l’isola si riempie di gente venuta per godersi l’ora del tramonto in Mellory Square.
Ripartiamo, dopo aver scattato qualche foto al sole arancione, in mezzo alla folla. Mentre ritorniamo riparte in radio la musica cubana. Anche se non l’abbiamo mai vista, ci sembra di aver respirato la sua aria.
Ci spariamo altre tre ore e mezza di auto, anche in compagnia dei Pearl Jam.
Alle 23.45 siamo in hotel. Doccia e fuori di nuovo nella chiassosa notte di Miami Beach.
Domani relax in spiaggia.