Tornati a casa lessi

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Venerdì, alle 11 puntuali, facciamo il check out. Lasciamo i bagagli in deposito all’hotel e ci dirigiamo a Soho, per un ultimo shopping selvaggio, questa volta per noi stessi.

Diamo l’addio al paese pranzando, in onore alla sua “deliziosa” cucina, con un hamburger da Wendy’s.

Verso le 15.00 (perché noi siamo due tipi previdenti) ci incamminiamo, con i bagagli di vestiti e quelli pieni di ricordi, per le strade di China Town. Con la Metro raggiungiamo Penn Station. Abbandoniamo il formicaio impazzito. Il treno è pieno. Facciamo il viaggio fino all’aeroporto sul retro dell’ultima carrozza, faccia a faccia con la motrice posteriore, all’aperto, con il vento fra i capelli. Sembra un film Spaghetti Western.

Alle 17.15 sediamo al gate 62 del terminal C. Imbarco previsto per le 19.30. Sì, siamo decisamente due tipi molto previdenti.

Durante il volo mi guardo un film con Collin Farrel sulla vendetta e approfondisco la conoscenza con Youn Sun Nah e il suo romantico album Lento. Provo a dormire. Ma non ci riesco. Un bimbo strilla continuamente e un angelo, due posti più in là, mangia gommose, illuminato dalla luce azzurra del suo schermo e, quando si addormenta, non posso fare a meno di guardarlo.

Le parole che annoto sul mio diario mi ricordano una canzone di Niccolò, adatta al momento di riflessione su questa lunga e intensa avventura. Non l’ho portata con me, la canticchio nella mia testa.

Di fianco, una coppia di americani, bevendo la solita brodaglia, si meravigliano di quanto sia forte il caffè che danno sull’aereo. Allora anche a me viene bisogno di qualcosa di forte e mi guardo Niente è come sembra, del maestro.

Osservo la mappa con la nostra posizione, sullo schermo di Nino. Siamo sopra a Dover. Come un anno fa, sto attraversando la Manica, solo 39.000 piedi più in alto.

Sbarchiamo a Monaco alle 10.00, ora locale. Rispetto all’andata, una passeggiata. Ma come all’andata, oggi non ho dormito ed è iniziato un nuovo giorno. Prendiamo l’aereo per Bologna alle 11.40. Dormo una mezz’oretta. Arriviamo sul suolo italico alle 13.00. Cinzia e Pi, provenienti da Modena, passano in aeroporto e ci scarrozzano fino a Ferrara, risparmiandoci il viaggio finale in pullman.

Ora, non ci rimane altro da fare che riprendere le nostre vite, lì, dove le avevamo lasciate, ma con un punto di vista diverso, e aspettare il prossimo viaggio, perché, citando l’amico Nic, “alla giusta distanza la vista migliora, allontanarsi è conoscersi”.

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