Péage à trois

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A causa dell’adrenalina da partenza, dormo a malapena tre ore, mi sveglio spontaneamente alle 2,30 e aspetto fino alle 4.00 per alzarmi. Alle 5.30, dopo colazione con Nino e Mao alle Dolci Follie, partiamo per Carcassonne: dobbiamo superare i 900 km.

Sono le 5.50 quando raggiungiamo Bologna e scopriamo che molti hanno optato per la partenza intelligente del primo Agosto,  causando code chilometriche in direzione Ancona.

All’altezza di Parma l’Ale mi dà il cambio alla guida, io provo una Red Bull al lime, sapendo già che non sarebbe stata all’altezza della giornata. Sulla A21 inizia a piovere mentre Platinette dà notizie sul traffico. Attraversiamo la Liguria come se fosse Novembre e ascoltiamo un album di Elton John.

Alle 11 facciamo pranzo all’autogrill di Bordighera. Capisco perché i miei nonni pranzassero presto. Si svegliavano presto. Alle 11.45 abbandoniamo la stretta Liguria per allargarci nella “meravigliosa” Costa Azzurra, dove un litro di GPL costa 0,92 € e, pagando 2 euro di autostrada ogni 10 chilometri, ti è permesso di raggiungere la velocità di crociera di 110 km all’ora, quando non incontri code chilometriche causate dai Péage, caselli posti nel mezzo del tragitto per facilitare i flussi. Ogni volta che ne incontriamo uno capiamo l’ostinazione di Cesare nel voler combattere i Galli.

In Provenza assaporiamo un delizioso cappuccino “alla Francese” alla modica cifra di 2,90 €: il sole esce per chiederci scusa. Attraversiamo campi eolici fra dolci colline di conifere.

Alle 19.00 arriviamo all’Hotel, con diverse ore di ritardo sulla tabella di marcia, a causa di diversi rallentamenti da Péage e da incidenti. Chiedo di avere un’altra stanza perché odora di fumo, ma la seconda, nonostante abbia un letto matrimoniale più comodo, non profuma di margherite e lo scarico della doccia è difettoso. Mi specchio in bagno e ho gli occhi iniettati di sangue, tipo Gatto Silvestro.

Andiamo a cena nel delizioso borgo medioevale di Carcassonne. All’aperitivo ci fanno sedere accanto a Federico, giovane psicologo di Genova che sta tornando a casa da Barcellona in Vespa. Ci dà numerose dritte sul Portogallo.

Ceniamo a base di cassoulet, piatto tipico della zona, a base di fagioli secchi bianchi e di carne, e un buon vino rosso all’Ostal des Troubadours. Un cena a base di hamburger con salamina da sugo e pane e panella, mangiati in contemporanea, sarebbe sembrata un’insalatina verde, al confronto.

Attendo la digestione bevendo tè alla menta.

Domani partiamo per Bilbao.

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