Non dormiamo granché bene la notte, alcuni ospiti hanno deciso di fare le ore piccole nella cucina adiacente la nostra camera e quando decidiamo di alzarci scopriamo che la doccia è fredda. Scrivo a booking un reclamo, chiudiamo le valigie e partiamo. Ci lasciamo alle spalle l’Algarve, e ci dirigiamo verso la Spagna. Siviglia ci aspetta.
Prima di passare la frontiera terminiamo la nostra dieta a pastel de nata, degustando l’ultimo all’ennesimo Continente.
Alle 13.00 passiamo la frontiera spagnola e in un attimo sono le 14.00, mentre alla M80 passano Beat It, poco prima di lasciarci. Passiamo a radio Flamenca per qualche minuto, poi riprendiamo in mano l’iPod che avevamo abbandonato entrando in Portogallo.
Il territorio cambia in fretta e ritorniamo nella vastità iberica, fra dolci colline gialle, coperte da ulivi, alberi da frutta e pini marittimi, sotto un cielo azzurro nel quale nuotano nuvolette bianche all’orizzonte.
Ci fermiamo la fame con due cheese burgher e una coca piccola (che è comunque una 33 cl) da Mc Donald, per un totale di 3,60 euro. Sfruttando la wifi predisponiamo il tragitto per l’hotel con Google Maps. Arriviamo senza difficoltà. E’ molto carino ed in posizione strategica, possiamo liberarci della macchina per un paio di giorni.
Prima di cena visitiamo Plaza de España e i giardini attorno, il lungo fiume, la Torre dell’Oro e la Plaza de toros. Poi ci infiliamo per le vie del centro a caccia di tapas, passando da 100 montaditos, all’antigua taverna Las Escobas, alla caratteristica Casa Placido, dove concludiamo con patatas bravas e tinto del verano, mentre trasmettono Barcellona – Atletico.
Raggiungiamo la Carboneria, un locale fuori dal giro, in un piccolo vicolo, ma pieno di storia. Ogni sera ballerini e musicisti di flamenco si esibiscono per il pubblico, in una atmosfera schietta e sincera. Beviamo sangria e ci guardiamo un paio di spettacoli. Un vecchietto, che mi ricorda quello che vedemmo a Lisbona, mentre assistevamo al fado, sta nell’angolo vicino agli artisti battendo a tempo le mani sul suo bastone. Il ballerino batte a tempo tacchi e punte delle sue scarpe come fossero percussioni, facendo piroette, schioccando le dita e battendo le mani sul petto e sulle gambe. Il chitarrista accompagna con fervore e tecnica i due cantanti, su scale minori e accordi di settima e quinta aumentata. Il pubblico esplode in un applauso.