Partiamo e neanche me ne accorgo. Non ho ancora staccato la spina un attimo, da quando ho terminato il mio ultimo intervento dal cliente, venerdì. Non sono sicuro di essere in viaggio. Il mio cervello macina, si ostina a impegnarsi. Potrei ritrovarmi in un audit da un momento all’altro. Sono le 15.30 di un caldo martedì di Agosto e mi rendo conto di essere allucinato.
Trotterelliamo senza difficoltà sulla Strada, raggiungiamo Verona, poi costeggiamo il Lago di Garda e raggiungiamo in un paio di ore la Locanda l’Arguta, a sud di Trento. La camera è bella, il luogo tranquillo e l’accoglienza amichevole.
Ci prepariamo in quattro e quattr’otto e ripartiamo per raggiungere Leo e Lisa che ci attendono per cena, a nord della città. Ci fermiamo in un supermercato per acquistare un paio di bottiglie di vino, che arrivare a mani vuote ci pare porti male.
La serata è meridio-settentrionale, del tipo che mangiamo (come vitelli a digiuno da settimane) pietanze gustosissime (torta salata, spaghetti allo spada rivisitati da Leo, bomba di mousse al cacao), annaffiate da birra, vino e ammazzacaffè, ma in terrazzo io e Vizio (Leo) dobbiamo tenere un volume di dialogo sottotono o rischiamo la denuncia dei vicini per schiamazzi notturni. E facciamo fatica.
Chiacchieriamo per ore ricordando gaffe giovanili e sogni infranti in tenera età, quando il mistero della vita era sempre e solo riconducibile ad un pietoso e fallace tentativo di conquista di quella terra promessa chiamata Donna.
Ma questa è un’altra storia.