Il mio viaggio più lungo

Dormo fino alle otto, come un bambino (!!) e mi trovo il latte già pronto, tipo servizio in camera. Inizia a piacermi questa cosa del viaggiare e compagnia bella.

Riprendiamo il viaggio in macchina fino a raggiungere una grande città che galleggia sull’acqua di una graaaaaande piscina. Entriamo in una casina piccola piccola, ma per la maggior parte del tempo giriamo per le strade della città bianca, che ha tante finestre che guardano la piscina, un sacco di gente e bambini, il sole e compagnia bella. C’è una piscina anche dentro la città che si muove sull’acqua. Io me la dormo parecchio, ho imparato che viaggiare stanca molto. Mio padre beve quella cosa che si chiama come il posto che stiamo raggiungendo, Ichnusa, e ha sempre in mano una carta con le figure che si chiama Vernacoliere. Ne fa una passione, ma non ho capito perché, è più interessante la collana della mamma.

Oggi ho imparato a sbuffare, e i miei, quando lo faccio, ridono quasi di più di quando faccio la tosse finta. Vabbè. Valli a capire.

Il viaggio sulla città nell’acqua dura tanto, ma alla fine arriviamo e riprendiamo la macchina, e viaggiamo ancora fino al buio. Io non resisto molto e mi addormento prima di arrivare, dopo che quei gossi dei miei si sono mangiati una ruota che chiamano pizza. Arrivati non so dove, in sottofondo, non sembrano contenti, non ho capito perché, ma chissene, io me la dormo e cercherò di risolvere la situa domattina. Devo sempre fare tutto io.

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