Stamattina mi alzo con un pensiero. Mi aspettano cinque giorni lontano dal quotidiano, in compagnia di altri, ma fra intervalli di solitudine, misti a libertà di girovagare ovunque io desideri, lontano dal lavoro quotidiano e dai doveri familiari, dalle sveglie obbligate e dagli impegni inderogabili. Non mi succede da un po’,
La domanda che mi frulla è: riuscirà il nostro eroe a staccare il cervello prima del ritorno?
Piccola premessa: sto accompagnando Alessandra, la mia compagna, al IV Meeting delle Associazioni Europee del Patrimonio Mondiale Unesco : lei va a lavorare, io no. Ma lo faccio volentieri.
Il Meeting, che verterà sul tema della comunicazione come mezzo imprescindibile per la creazione, implementazione e diffusione di buone prassi nell’ambito dei beni culturali, è organizzato e promosso dall’Associazione Beni Italiani Patrimonio Mondiale Unesco in collaborazione con il network delle omologhe Associazioni europee.
Lo sapevo da inizio anno, ma, per scaramanzia, l’ho taciuto. E’ il mio viaggio. Mi manca da più di due anni.
L’aereo decolla alle 18 da Verona e atterra col buio alle 20 a Catania. Recuperiamo la macchina a noleggio (che mi aiuterà ad esplorare il territorio nei prossimi giorni) e voliamo sull’asfalto dell’autostrada gratuita, nella notte sicula, per raggiungere Noto, in tempo per la cena.
Prima di raggiungere il ristorante, nel quale siamo accolti dalla copia esatta di Nanni Moretti, passiamo dalle camere per lasciare i bagagli. Apro la finestra e rivedo i tetti di Noto, illuminati dalla luna e penso che è bello essere di nuovo qui dopo quattro anni, che mi mancava viaggiare senza pensieri, che non vedo l’ora di decidere dove andare domani, lì per lì, senza programmi e che il mio cervello si è già abituato a staccare dalla routine quotidiana. E’ andata molto meglio del previsto.
Ma lo scoop sensazionale è proprio a cena. Banchetto a fianco del sindaco di Ferrara e ricordo tempi e battaglie che ormai sembrano appartenere ad un’altra vita.
La cena è deliziosa: è tempo di dormire.