Per rispondere al babbo, quando mi fa l’occhiolino, mi sono ingegnato per riuscirci. Mi copro un occhio con una mano e strizzo tutti e due insieme, ma se ne vede solo uno. Geniale.
Stamattina mi portano in una spiaggia nuova, dicono che c’è sabbia. Sì, in un angolo sperduto in mezzo a una miriade di sassi c’è una striscia di sabbia! Vabbè, roba da matti.
Però stavolta sono stra-organizzato: scarpine anti-sassi, muta anti-gelo, sembro in missione per l’Artide (lo so perché ho un libro sugli orsi polari, so tutto sull’Artide). Il babbo dice che sono vestito da surfista, ma ho il timido sospetto che mi stia prendendo in giro. Comunque dopo un pò di imbarazzo, devo dire che l’attrezzatura da palombaro ha il suo perché e finalmente faccio il mio primo bagno in acqua alta, sorretto dal tubo di polistirolo con la testa da coccodrillo, il mio compagno di bagnate, una sicurezza per il mio galleggiamento ancora inesperto. L’acqua non è più fredda, i piedi non fanno più male.
Poi, i vecchi vogliono farmi provare la maschera, così, dicono, posso vedere i pesci, i sassi e compagnia bella, ma io mando in avanscoperta il babbo. Lui torna con conchiglie e un paguro, che studio nei sui modi di comunicare e di muoversi, poi lo ributto nel mare, a casa sua.
A pranzo faccio due chiacchiere con un gattino nero che vuole starsene per i fatti suoi e faccio un riposino all’ombra della pineta. Mi sveglio per la musica “maranza” del bar vicino (così dice il babbo) e i miei mi offrono un gelato per merenda, ma io non cedo al piacere: ormai uno scopo ben definito, sono in missione per conto del mare, sono un palombaro provetto, anzi un nuotatore. Faccio altri due bagni, e senza muta che è roba da bimbi piccoli. Poi gelato, però, meritato.
Quando andiamo a cena c’è così caldo ancora che siamo gli unici, il babbo dice che non sono neanche arrivati i tedeschi, ma perché, a che ora mangiano loro? Mi spazzolo diversi ćevapčiće, roba raffinata, consigliati per una alimentazione povera di sodio. Vabbè, comunque, la cosa più importante della giornata arriva inaspettatamente a fine serata: quattro, dico QUATTRO, giri in giostra nell’ “enorme” luna park dietro casa, da panico! Vado a pendere tre gettoni col babbo, per essere sicuro che non ne prenda due. Mentre faccio il terzo giro su un treno lunghissimo, convinco i vecchi, tra un passaggio e l’altro del treno per la stazione, a fare “proprio proprio proprio proprio proprio l’ultimo giro”. Abile mossa commerciale. Dopo il quarto ci riprovo, ma stavolta non funziona. Però mi porto a casa la promessa di SETTE giri la prossima volta. Le provvigioni e gli interessi composti sono già bazzecole per me.
Da grande voglio vendere i gettoni per le giostrine, così ne avrò sempre TANTI.