
C’è qualcosa nell’aria. Qualcosa di strano. Tutti parlano di ritornare a casa.
Ma quale casa?
Non è questa la casa? C’è forse un’altra casa?
Cerco di mettere insieme i pezzi del puzzle e capisco che, a quanto pare, non abbiamo sempre abitato qui.
😱
La cosa mi destabilizza, anche se in fondo, l’ho sempre saputo che sarei dovuto tornare a qualcos’altro.
Ma cosa?
Il mio fratellone dice di avere nostalgia di via Pitteri, come se fosse un posto a me familiare e in effetti qualcosa mi dice, ma non riesco a ricordare cosa.
Comunque, che sia latte o che sia uovo, oggi il mare è una tavola e, dovessimo mai partire per chissà dove, sembra proprio ci voglia salutare con il sorriso tranquillo e benevolo.
La mattina è stessa spiaggia e stesso mare. Il fratellone e Matusa vanno a salutare gli scogli, come se non dovessero più rivederli.
Il pranzo lo facciamo a casa (quella temporanea?).
Proprio oggi ho imparato una posa nuova. Mi attacco al letto e rivolto la testa all’indietro guardando le facce stravolte dei ragaz che non sanno se ridere o tirarmi su.
Io e il fratellone siamo sempre più compagni di giochi. Appena abbiamo un attimo ci infiliamo sotto il tavolo della cucina, o vicino al divano, o sotto la sedia della sua camera da letto e lui mi fa ridere. Poi gattoniamo uno dietro l’altro. Ma la cosa che mi diverte di più è scavalcarlo quando lui si stende per terra. Ridiamo come matti.
La sera, dopo la spiaggia, cerchiamo ristoro nel nostro locale preferito, The Lounge, ma ci rimbalzano e allora andiamo a consolarci al bar Sa Ferula dal quale, per il Matusa, si vede il tramonto più bello di sempre.
Stavolta devo ammettere che ha proprio ragione.
Il giorno dopo facciamo solo la mattina in spiaggia.
Nel pomeriggio prendono forma i miei fantasmi.
Io non abito qui.
E improvvisamente inizio a ricordare.
Mentre tutti sistemano cose, riempiono valigie e caricano automobili, comprendo che presto ritorneremo a casa, quella casa che ho visto appena nato e non vedo da secoli. Sembra quasi un’altra vita.
Ricordo il giardino, la mia camera con il letto grande, la vasca enorme con i pesci dove mi lava Matusa, i nonni, i due bei cani di Daniele il vicino, la radio del salotto che adoro accendere.
E mi rendo conto che tutto questo mi manca. Mi manca tremendamente.
Torno invecchiato, più consapevole, una persona nuova, che conosce il mare, ci gioca, saluta i cani, gattona spedito, si esprime come un letterato e saluta tutto.
Devo molto a questo posto. Mi ha fatto crescere.
Ma la vita è come una fisarmonica, ti apri per chiuderti. E ti chiudi per aprirti.
Finalmente torniamo a casa!