Il ritorno

Andiamo al solito bar per la colazione.

Il mio fratellone viene agganciato da una certa Alice che non lo molla più. Si accende subito qualcosa, lui è troppo gentile con lei, a me non dà mai i suoi giochi. Se la passano assieme con le mini moto di Frenci e intanto i vecchi fanno conoscenza reciproca.

Vengo a sapere che abitano proprio di fronte a noi e sono appena arrivati in vacanza.

A volte il destino ti riserva davvero brutti scherzi: noi partiamo, loro arrivano e la scintilla accesa fra i due nuovi amici si spegne subito.

Ad ogni modo, che sia latte o che sia uovo, sono cose sopravvalutate: meglio un buon cracker, quello che ho in bocca per esempio.

Dopo la colazione la cumpa si agita per sistemare, pulire, caricare, spostare mobili: corrono tutti come pazzi, mentre io li guardo perplesso e annoiato dal mio lettino.

Facciamo un breve tragitto con la macchina, dopo aver salutato la casa e tutti i posti che ci hanno ospitati in questo lungo tempo. Ci fermiamo a pranzo in un ristorante che ho già visto, ci eravamo stati con la mia bella cuginetta Aida e gli zii, dopo aver visitato quella cantina dove io ero il re. Faccio amicizia con la coppia al tavolo vicino, mi fa ridere la faccia di lui, la donna lo chiama Shreck e ride, ma non capisco la battuta.

E guarda caso dopo il pranzo torniamo proprio in quella cantina.

Imparo a gattonare in salita ed in discesa, giocando con Frenci sulla collinetta che ha sulla cima un grande albero, mentre il Matusa ci fa foto. I vecchi caricano non so quanti cartoni, e sacchetti e bottiglie e poi ripartiamo.

Dopo un po’, mi risveglio in un altra cantina. In questa cerco di arrampicarmi sulle scale, con scarsi risultati perché mi fermano sempre.

Adoro le cantine, posso gattonare su pavimenti infiniti.

La sera ci troviamo in una città che non ho mai visto, mi pare si chiami Olga o qualcosa del genere.

Matusa e Frenci salgono su una ruota grande grande che gira sempre, non so proprio a fare cosa, e io mi guardo bancarelle con la santissima madre.

Dopo la cena svengo e mi risveglio in macchina: è buio e siamo in coda per salire sulla grande città culla, credo lo chiamino draghetto. Bevo il latte mentre aspettiamo non so cosa, poi entriamo.

Dal draghetto, su in alto in alto, si vede il mare e la luna e le luci delle città lontane e altre grandi città culla.

Buio.

Mi sveglio a tratti e sono a letto con la santissima madre e vedo anche il Matusa in un altro letto e Frenci in alto. Rido.

Quando mi sveglio il Matusa mi fa guardare il mare dalla finestra, è davvero bellissimo, e grande. Chissà se lo rivedrò ancora.

Riprendiamo la macchina, aspettiamo un sacco di tempo prima di partire insieme a tutte le altre macchine.

Quando finalmente ci riusciamo, mi addormento e mi risveglio, bello sereno, nella mia vecchia casa.

Non credo ai miei occhi, un mondo di giochi mi aspettavano, e aspettavano il mio fratellone. Li tiriamo fuori tutti, ma proprio tutti, eh. Non capisco proprio perchè non ce li fossimo portati dietro con noi. Sono essenziali. I vecchi mi meravigliano sempre.

E’ stato davvero un tempo lungo lungo e avevo voglio di ritornare a casa.

Però mi mancheranno molto tutti i cani del quartiere.

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