La sveglia suona alle 8.30. E’ nuvoloso, ma tiepido. In bagno si sente odore di sigaretta. Lo comunico alla reception. Dicono che faranno il possibile. Facciamo colazione ancora da Aida, ma in centro, serviti da confettine in rosa. Anziane viennesi si spazzolano cioccolate in tazza con panna come se non ci fosse un domani e, da ogni angolatura la si guardi, potrebbero avere ragione.
Giriamo tutto il giorno come trottole, o come in un valzer viennese, per il centro.
Visitiamo il bel gotico di Stephansdom. Un negozio interno al duomo vende souvenir e io mi riconosco ancor più anti cattolico pensando al monito di quel povero uomo di Gesù, quando si scagliò contro i mercanti nel tempio.
Passiamo dall’orologio dell’Anker che segna le ore in stile liberty, facendo passare personaggi storici e alle 12.00 (in ritardo di 15 minuti però) suona musiche d’organo e fa sfilare tutti i suoi personaggi.
Poi è la volta del menestrello Neidahart Von Revental, che, raffigurato in affreschi su pareti di una vecchia casa, gozzoviglia con le dame di corte a più non posso.
Passiamo al Cafè Hawelka, dove se la spassavano Arthur Miller e Andy Wharol e assaggio tre tartine dall’impronunciabile Trzesniewski.
Ci diamo anche allo shopping, passeggiando per le vie centrali della città, nei pressi del duomo, e io cerco di pescare volti con la macchina fotografica.
Pranziamo fra un Billa Corso e un baracchino di hot dog per la strada.
Ci prendiamo una pausa nello stiloso American Bar di Loos del 1908 (dichiarato monumento nazionale) e cerchiamo da dormire per il giorno seguente, sfruttandone la wifi, ma senza successo.
Prendiamo una fetta di Sacher originale nel famigerato Hotel omonimo.
Poi giriamo per le strade e le piazze di Hofburg, il centro del potere austriaco per più di sei secoli.
Le reti nere che avvolgono statue e monumenti, i cavi del filobus, le decine di cantieri stradali e non, che sbucano dappertutto, rendono Vienna davvero poco fotogenica. O forse sono io che non sono in vena.
I giri di valzer terminano alle 18.30, quando prendiamo posto nel birrificio del giorno precedente, al tavolo prenotato a nome Pavol. Tra una schnitzel, accompagnata da marmellata di frutti rossi, e una patata, fermo un paio di notti all’Holiday Inn di Bratislava, che fa un ottimo prezzo e c’è la piscina. L’dea è di riposarci dal lungo valzer viennese.
Torniamo in Hotel e in bagno si sente ancora l’odore di sigaretta.