Stamattina mi portano in piscina grande, con barca, salvagente, giochi nuovi per la polvere bagnata e compagnia bella. Non sto più nella pelle, voglio toccarla, sfidarla, ammirarla. E poi arriva lei: Olga. E nulla è più lo stesso.
Nove anni, occhi chiari, abbronzata, ucraina. Mi raggiunge al confine della piscina grande e mi sorride. Capisco subito che tra noi non può funzionare, troppo grande per me, una lingua che non conosco (già la mia è complicata), ma lei non si stacca da me. Mi segue sulla barca, giochiamo, mi fa il solletico, mi tiene le mani, ridiamo insieme, mi fa la doccia con uno dei miei giochi. È bellissimo. Entra ed esce dall’acqua come una sirena. La ammiro. È stato fortissimo e veloce. Lei se ne è andata poco dopo con uno della sua età a giocare a pallone. Io non ho un pallone. Lezione di oggi: devo comprarmi un pallone.