Dopo colazione i vecchi mi dicono che la mattina è per me, posso scegliere di fare quello che voglio. Roba da matti. Non perdo l’occasione e propongo subito una bella mattinata differente, alternativa, piena di brio: stiamo in casa!
E’ divertentissimo: disegno coi colori, sistemo gli attacchini, ballo canzoni dei tipi che cantano Radio Ga Ga. Poi col babbo faccio un gioco che mi fa ridere tantissimo: ci mettiamo alla finestra e lui prende in giro i tati che passano per strada, parlando ferrarese, che capisco poco, ma mi fa ridere il suono che fa. La mattina vola e quando, dopo pranzo, è ora di andare a fare il riposino propongo la svolta, geniale: bagno in mare, adesso, col sole che spacca. La mozione non passa. Dormo.
Nel pomeriggio mi portano in città, proprio non ci riescono i vecchi a stare in casa tutto il giorno, si sta così bene!
Sugli scivoli non scivolo, non capisco, ma proprio non vengo giù, manca poco che devo farmeli a gattoni. Giornataccia. Faccio anche arrabbiare il babbo perché faccio un urlo così forte dicendo “no” (non so proprio a cosa) che mi sentono anche in via Pitteri (dicono i vecchi che è parecchio in là). Poi gli passa, ma mi consiglia di dire fermamente quello che desidero senza doverlo comunicare per forza a tutto l’universo e compagnia bella, che non serve.
La serata non ha granché di rilevante, monotona, vuoi mettere stare a casa? È degno di nota solo un bel gelato panna e cioccolato e due passi di danza dentro un locale coi prosciutti al soffitto, quel genere di cose da grandi che piacciono solo a loro.
Speriamo di rimanere in casa anche domani mattina.