Un treno che si chiama desiderio

Ogni giorno passo davanti a un treno. Di sera si muove, è pieno di luci e suoni, di giorno è fermo e spento, come se dormisse. Lo adoro. E’ così affascinante, bello , colorato. Ogni volta che ci passo dico ciuff ciuff. E lo dico per almeno 4, 5 volte, eh. Stasera lo vedo partire, girare intorno, ma non ho il coraggio di salirci, come non ho la forza di smetterla di guardarlo andare in tondo e suonare.

Ci sale pure il mio fratellone e la mia cuginetta, ma, tutte le volte che mi chiedono di farlo, io dico al vecchio o a Pi che ci possono andare loro, per farmi vedere cosa gli capita. Meglio prevenire, che curare.

La giornata è quella classica, di mare, con qualche importante novità. La mattina la passiamo in spiaggia, io faccio il bagno con Matusa che mi fa scivolare da un sasso enorme in mezzo all’acqua, con il nonno che mi porta a vedere un cane che nuota al largo (adoro i cani) e con la Santissima che mi fa cavalcare le onde su una tavola gonfiata a fiato dal vecchio. Preferisco la tavola su cui stava in piedi il cane di cui sopra e la rubo alle gentile signora, proprietaria di Thor (il cane), che me la lascia per un po’.

A pranzo mangio due uova in casa, dopo aver visto Booba, il mio cartone preferito. Dopo lo svenimento pomeridiano, attivato dall’ormai abitudinaria passeggiatina in passeggino lungo la statale, torniamo in spiaggia. Io mi interfaccio con la gente vicina al nostro ombrellone, rubo palloni, molesto i giochi da mare di altri bambini, conquisto le loro mamme con sorrisi smaglianti.

Ceniamo sui sassi, vicino al mare, io mi scofano tutta la frutta della zia Cinzia e anche quella della Santissima Madre in un temp record, poi vado in braccio alla nonna della mia cugina, che non è la mia nonna, ma mi piace starle vicino. Poco dopo chiedo il time out, è ora di tornare a casa.

Il vecchio mi promette, quando mi porta a fare la doccia, che mi fa fare un giro su quel treno, che ogni giorno ammiro, in braccio con lui, per farmi sopportare la lavata di capa, che odio. Io acconsento.

Ma, come dicevo, quando ho la possibilità, mi rifiuto. Non me la sento.

Rimango a sognare di andare su quel meraviglioso mezzo di trasporto su binari, ricco di luci, suoni e strani personaggi; preferisco rimanga un desiderio, non voglio esaudirlo, e se poi rimango deluso?

Che sia latte o che sia uova, meglio un felice desiderio, che una triste realtà.

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