Alex ci porta i caffè e chiacchieriamo insieme sull’umidità del luogo. Dal punto di vista polacco Sorrento è un inferno, troppo umido. Probabilmente non è mai passato dalle mie parti.
Partiamo alla volta di Pompei. Sono le 10.00. C’è parecchio traffico sulla litoranea e arriviamo circa 50 minuti dopo. Facciamo la coda per i biglietti: ci sembra infinita, ma viene gestita bene ed in pochi minuti abbiamo i biglietti in mano.
Il sito è molto bello. Come avere una macchina del tempo e ritornare a quel 24 Agosto del 79 d.C. , quando il Vesuvio l’ha sepolta con le sue ville, i suoi abitanti, i suoi negozi. Pensavo fosse una vergogna italiana, invece sono rimasto piacevolmente sorpreso. Sì, potrebbe migliorare, ma cosa non potrebbe migliorare? Le notizie che leggevo sui giornali mi avevano creato pregiudizi. Se siamo riusciti a farci tre ore sotto il sole, camminando per quasi tutti i 63,5 ettari della città sepolta è solo perché ci siamo appassionati. E io non sono proprio un tipo da siti archeologici. Lo consiglio caldamente. Come la giornata di oggi. Calda.
La visita ha rafforzato in me l’idea che i nostri antichi, come li chiamiamo, se la cavavano alla grande: molto più moderni di persone che conosco. Piazze e fori, terme decorate, con sistemi di raffreddamento e riscaldamento (c0n fornaci) a pareti e a pavimento, negozi e botteghe che riempivano le vie più importanti, ville bellissime, anfiteatri con acustiche che oggi ce le sogniamo, bordelli con raffigurazioni delle pose erotiche alle pareti, palestre e piscine per allenare il corpo, porticati dove allenare la mente con la filosofia, affreschi, colori, alti e bassi rilievi a decorazione dei loro ambienti. Una cantina aveva triclini per vendita al minuto perché, se bevi, ti devi per forza distendere. Anche a quell’epoca gli Ultrà si menavano negli stadi: nel 59 d.C. tifosi pompeiani e nocerini scatenarono una violenta rissa e il “campo” fu squalificato per 10 anni.
Consiglio Pompei, senza timore di esagerare, a tutti.
Trascorriamo la restante parte del pomeriggio a Marina di Puolo (piccolo golfo tra Sorrento e Massa Lubrense), vicino alla “spiaggia” Pignatella, quella libera, frequentata da i Sorrentini, tra sole e bagni, letture e foto. Mentre la raggiungiamo, lungo la strada, mi prendo, fermi ad una curva a strapiombo sul mare, una granita al limone di Sorrento da Michele, un venditore ambulante. In questa zona, come nelle altre fino ad ora frequentate la rete cellulare TIM è così latitante che mi sembra di essere all’estero, non in Italia.
Ceniamo al ristorante Rivage: pepata di cozze, ravioli alla caprese e risotto alla pescatora in faccia al golfo di Surriento.
Torniamo al casale: il mio coppino tende al rosso pompeiano.