A Fiume c’è un gran vento, ma un vento così forte che il passeggino si muove da solo. Roba da matti. I vecchi mi portano a fare colazione, ma qui non hanno le pastine nei bar, dobbiamo passare dal tato del pane a prenderne due o tre, prima di andare a chiedere la tazzina di latte freddo. Proprio non si può credere come fanno senza.
Proviamo a cercare la tata che ieri suonava il violino lungo il Korzo, ma non arriva. Io comunque ballo un pò. Prima di andare a mangiare la pappa vado a fare qualche scivolata e altalenata al Park Heroja, molto bellino, dove c’è una bimba che parla come me. Poi andiamo in una specie di Ipercoop a giocare con le giostrine dove devi mettere dentro i gettoni e compagnia bella, e quel furbo del mio babbo non perde l’occasione di farsene mangiare uno.
Quando mi sveglio dal pisolino in macchina siamo, finalmente, a Zara. Il mio babbo dice che è felice di essere di nuovo sulla strada per una nuova mirabolante avventura, ma non so proprio cosa vuol dire.
La casa nuova mi piace molto, anche il tato che ce la fa vedere, ha anche delle tartarughe e tanti sassi nel giardino, gran bazza. I vecchi mi portano subito al mare, per lenire i sensi di colpa di avermi lasciato ieri a digiuno di salsedine e iodio. La spiaggia spacca, ci sono sassolini e sabbia e l’acqua è invisibile. Ma è solo un veloce assaggio, perché andiamo subito a fare la spesa per la nuova casa, dicono che domani starò al mare tutto il giorno; sarà…
All’aperitivo do sfoggio di raffinati passi di danza moderna per tutti gli ospiti seduti al bar che rimangono meravigliati e a cena mangio i ćevapčići, come delle piccole salsicce, ma più buoni, mentre attacco e stacco adesivi con la mia mamma.
Domani dice il babbo che proviamo la maschera per vedere i pesci, così imparo ad accenderla, anche se non ho ancora visto il telecomando. E mi fanno assaggiare la palla da calcio che qui chiamano palacinka.