Per colazione decido di anticipare il pranzo con un brunch, sfruttando il buffet salato dell’Holiday Inn. Alle 10.30 lasciamo la stanza. Raggiungiamo il Hrad, il castello bianco che sovrasta Bratislava. Un pallido sole cerca di farsi spazio fra nuvole sempre più minacciose. Ma non sappiamo ancora cosa ci attende.
Facciamo qualche foto, poi raggiungiamo l’altra riva del fiume per ritrarre il castello da un punto di vista migliore e per visitare Aupark, uno dei più grossi centri commerciali, in cerca di sapone intimo e di un kit per cucire. E’ così grande che serve una mappa per girarlo. E ci perdiamo comunque. Io temo di essere risucchiato dal demone del consumismo e infatti mi perdo a provare pianoforti in un grande negozio di musica.
Riprendiamo la strada verso l’Austria: il piano è di raggiungere la Slovenia attraversandola in autostrada, sfruttando la vignetta, acquistata dieci giorni fa, invece di passare per l’Ungheria. Scopriamo all’altezza di Vienna che la vignetta è scaduta ieri. Decidiamo di rischiare comunque: è ferragosto e sta per piovere, il rischio è basso. Per la strada siamo circondati da parchi eolici, ma nessun poliziotto.
Pranziamo da Vapiano, una catena di ristorazione tedesca che cerca di sfruttare la cucina e lo stile italiano, con un discreto successo, devo ammettere. Nel negozio si vede, dentro una stanza separata da una vetrata, un laboratorio nel quale un pastaio prepara, in diretta, la pasta che verrà cotta, seduta stante, dagli chef di fronte al cliente, a seguito della sua ordinazione. Il primo e la bruschetta che prendiamo si fanno rispettare davvero.
Riprendiamo il cammino alle 14.00 circa. Ci mancano solo solo 380 km. Inizia a piovere fortissimo e non smette fino a Graz. Non percorriamo un chilometro di asfalto drenante su quella maledetta autostrada. Guido immerso in nuvole di acqua.
Ci fermiamo per una sosta da Pizzeria Maria, a Wildon. All’interno del locale fumano sigarette. Mi ero dimenticato della sgradevole sensazione.
Riprende a piovere e non ci abbandona fino quasi a Zagabria. Arriviamo alle 19.30 in stanza. Mi faccio un tè con il bollitore a disposizione. Il rumore costante della pioggia torrenziale sulla carrozzeria dell’auto e dei tergicristalli ci ha stremato e stressato. Andiamo a mangiare a piedi di fianco all’hotel, da Kvatric, una cena decisamente sotto tono. Ma siamo così stanchi che va bene così. Usciamo e, ovviamente, piove.
Ma non può piovere per sempre.