SLO-MO wave

Dieci mesi

Oggi compio dieci mesi.

Il tempo è volato. Sembra ieri che ne avevo nove.

E comunque me ne sento ancora tre, ho le energie di un neonato.

Dovrò stare più attento a quello che mangio, non potrò più abbuffarmi di latte tutte quelle volte al giorno. E dovrò spingere di più con gli allenamenti, per imparare a camminare.

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Il saluto al sole


Ci svegliamo con un gran vento.

Io non sono certo quello che si possa definire un esperto, ma credo fermamente che oggi il mare non lo toccherò.

Ci mettiamo in macchina abbastanza presto, non ho idea del perché, finché non arriviamo dai nonni. Loro non stanno però nella solita casa, quella dell’orso enorme con tutti i giochi che fanno suoni e i tappeti con gli animali, ma in una casa più piccola, vicino al mare.

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Se non hai altro che la tavola di tuo figlio

Il raffreddore

Mi sveglio alle 6.00 per il latte e poi alle 8.00, ancora per il latte: doppia razione. Sembra che la vacanza metta appetito.

Quando tutti i ragaz sono svegli, poi, facciamo tutti insieme un’altra colazione sul terrazzo, con vista sul mare; non mi faccio mancare altri due biscotti e un po’ di mela. Sono tranzollo.

Tuttavia, pare che anche questa mattina starò con la mamma, mentre Matusa e il fratellone se la vogliono squagliare. Cosa avranno poi da fare da soli, non si capisce.

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SLO-MO splash

Il marinaio di acqua dolce

Chiedo il latte insolitamente tardi: tutta quell’acqua stanca, parecchio.

Il Matusa mi porta fuori, sul terrazzo, e rivedo tutta quella vastità (del ciuccio che me ne frega).

Mi guardo intorno, la cumpa si è sistemata, usciamo e ci fermiamo per un caffè. Lo annuso dalla tazzina, lo sposto violentemente con la mano: decisamente sotto la media.

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Ma che buona la sabbia!

Sgrano gli occhi! Appena sveglio faccio sempre così. Anche se non c’è nulla di preoccupante, tipo modalità prevenzione.

Sono in macchina.

I ragaz (mamma santa, fratellone e Matusa) sono tutti lì con me, mi guardano pieni di sentimento, come sempre, e fanno certe facce buffe.

Scopro che in macchina ci rimaniamo per molto tempo. Macchina, pappa, macchina, pappa, macchina. Ma cosa succede? Dove andiamo? E i nonni?

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