
Un sole poco convinto viene, finalmente, a darci la sua benedizione. Mi sveglio inaspettatamente con “Bite your lips” di Elton John nella testa e non riesco a spegnerla. Ho il rock and roll nel sangue.

Un sole poco convinto viene, finalmente, a darci la sua benedizione. Mi sveglio inaspettatamente con “Bite your lips” di Elton John nella testa e non riesco a spegnerla. Ho il rock and roll nel sangue.

Vista dal Teatro.

A colazione faccio amicizia con Iris, una pasta con evidenti problemi di personalità multipla: si crede un’arancina di riso, anche se è ripiena di crema pasticciera. Cerco di aiutarla a rivedere le sue posizioni, ma è troppo buona e la finisco.

Stamattina mi alzo con un pensiero. Mi aspettano cinque giorni lontano dal quotidiano, in compagnia di altri, ma fra intervalli di solitudine, misti a libertà di girovagare ovunque io desideri, lontano dal lavoro quotidiano e dai doveri familiari, dalle sveglie obbligate e dagli impegni inderogabili. Non mi succede da un po’,
La domanda che mi frulla è: riuscirà il nostro eroe a staccare il cervello prima del ritorno?
Per colazione scopriamo la granita al peperone (che, come dice Enghivuc, cura tutte le malattie), ma non ci facciamo mancare neanche quelle alla fragola e al limone: deliziose. Mentre saliamo le scale dei vicoletti di Noto per raggiungere la macchina, dalle finestre dei palazzi salgono e scendono le note lungo le scale di un clarinetto.
Per colazione ci fanno trovare due bombe nella deliziosa sala barocca: una cassatina alla ricotta (pasta tipo bombolone) ed un enorme cornetto alla crema, o meglio tanta crema con un po’ di cornetto. Non ci facciamo intimidire.
Partiamo da Tropea verso le 10.30, come al solito. Raggiungiamo l’ultimo tratto di Salerno – Reggio Calabria che ci separa da Villa San Giovanni passando attraverso paesini su sali e scendi. Qui attaccano i sacchi del pattume a cancelli o alberi, invece di appoggiarli per terra. Come contrasto, i campi sulle colline formano geometrie precise e pulite.